Come ormai noto, l'uso del cognome come identificativo di una famiglia, risale all'antica Roma. Infatti, se nei tempi arcaici veniva usato un solo nome, già negli ultimi secoli della Repubblica romana le persone libere adottavano tre nomi: praenomen (che distingueva l'individuo ed era paragonabile al nome proprio di persona contemporaneo), nomen (che denotava la gens di appartenenza, paragonabile all'odierno cognome), cognomen (che era un soprannome, il più celebre dei quali è sicuramente Cicerone (Cicero) noto così a causa di un grosso porro che aveva sul viso).
Verso il quinto secolo, la distinzione fra nomen e cognomen si fa sempre più sfumata e diventa comune l'uso di un nome unico (detto supernomen o signum), con le caratteristiche di non essere ereditato e di avere un significato immediatamente comprensibile, ad esempio il nome imperiale Augustus significa "consacrato dagli auguri" o "favorito da buoni auspici".
Dopo la caduta dell'Impero romano, ogni persona veniva identificata dal solo nome personale, di cui venivano usati vezzeggiativi in ambito familiare. Tali nomi venivano a volte riferiti anche alle caratteristiche della persona, alla provenienza o alla paternità. L'avvento della religione cristiana e le ripetute invasioni barbariche facilitarono la diffusione di nuovi nomi che si aggiunsero ai nomi già in uso.
A seguito della grande crescita demografica avvenuta in Europa tra il decimo e l’undicesimo secolo, divenne sempre più complicato distinguere un individuo da un altro con il solo nome personale e si rese così nuovamente necessario identificare tutti gli individui appartenenti alla medesima discendenza con un altro nome.
Nacque così il cognome moderno, che poteva essere originato da una caratteristica peculiare delle persone, come ad esempio il loro lavoro, il luogo d'origine, il loro stato sociale o semplicemente il nome dei genitori: "Rossi" (il cognome più diffuso in Italia), potrebbe far riferimento al colorito della carnagione o dei capelli di qualche antenato; "Fiorentini" probabilmente provengono originariamente da Firenze, "Di Francesco" potrebbe indicare "figlio di Francesco".
In Italia, l'uso dei cognomi è inizialmente una prerogativa delle famiglie più ricche. Tuttavia tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo l'uso si estende anche agli strati sociali più bassi.
La nostra lingua madre è, come spesso accade con le lingue nazionali, un dialetto che è riuscito a far carriera; ad imporsi, cioè, come lingua ufficiale di una regione molto più vasta di quella originaria. Alla sua base si trova infatti il fiorentino letterario usato nel Trecento da Dante, Petrarca e Boccaccio, influenzato ancor prima dalla lingua siciliana letteraria elaborata dalla Scuola siciliana di Giacomo da Lentini (1230-1250) e dal modello latino.
Il fiorentino trecentesco, come i moderni dialetti italiani, trae a sua volta verosimilmente origine dal latino volgare, parlato in età classica.
Mentre la lingua latina letteraria rimase conseguentemente “cristallizzata”, nel corso dei secoli la lingua parlata dalla plebe si trasformò, divenendo sempre più simile ai vari idiomi italiani attuali e differenziandosi a seconda delle aree geografiche.
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